venerdì 26 febbraio 2010

urmutter

durante il sonno mi piace pensarmi immerso nelle acque buie e profonde dell'inconscio, e lì mi trovo sempre innanzi a lei: Urmutter, la generosa madre archetipa. Mi sta aspettando per farmi leggere ciò che sta scrivendo per me, solo per me. Ed ogni volta, quando sono a lei vicino, quando lei ha finalmente terminato di scrivere e gira la tavola, scopro immancabilmente che ...

dimmi che fai

Siamo immersi nel buio, sulla sella di una vecchia bicicletta; il nostro viaggio è debolmente aiutato dalla fioca luce del fanale e da un'incerta luna. La nostra meta risulta vaga, siamo circondati dal mistero insondabile e la mente riesce ad offrirci poche risposte, frustrando l'umano desiderio di sapere.
Eppure, eppure da piccoli ci avevano cullati nell'illusione, nella speranza: qualcuno ci avrebbe donato "un pan da re, pan da regina".

crepuscoli

i vecchi (sic!) televisori a tubo catodico allo spegnimento emettevano un impercettibile lampo, uno diverso dall'altro. Ne ho ripresi alcuni e li ho rallentati, mettendo così in "luce" la loro affascinante diversità. La mia mente tanatofila ha facilmente trasformato questi lampi, questi spegnimenti, in metafore visive della morte. Ad ogni flash ho poi abbinato le note finali di uno dei Notturni di Chopin creando un perturbante connubio audio-visivo incentrato sulla morte.

particelle

Ho avuto la fortuna di poter visitare l'LHC di Ginevra. Mi sono ritrovato sottoterra vicino ad ATLAS, il cuore del collisore, dove gli adroni si scontrano e così si ottengono effimere particelle elementari grazie alle quali gli scienziati potranno elaborare teorie sempre più potenti. Per analogia, ho pensato fosse possibile allestire un esperimento artistico, mediante il quale individuare alcune parole fondamentali con cui poi costruire il modello standard dell'uomo. Questo video si riallaccia alla installazione da me realizzata, dove le persone sperimentavano la loro capacità di trovare parole fondamentali.

martedì 23 febbraio 2010

out out brief candle

l'espressione out, out brief candle si trova nell'ultimo monologo di Macbeth, il protagonosta dell'omonima tragedia di Shakespeare; con queste parole viene delineata la brevità e la vanità dell'esistenza.
Il lento esaurirsi di una candela da sempre è metafora della vita: un semplice effetto mi ha permesso di accentuare la drammaticità di questa immagine della condizione umana.

blackriver

anni fa ho soggiornato alcuni giorni a Novi Sad. La città è attraversata dal Danubio e io rimasi colpito dalla maestosità del corso fluviale, ma ancor più dal suo aspetto malaticcio: non vi era nulla del blu straussiano, il corso d'acqua appariva come un lungo nastro luccicante dall'aspetto cinereo. Decisi allora di "trasformarmi" in Istros, l'antica divinità fluviale danubiana, e l'ho rappresentato annaspante, in procinto di annegare, disperato, implorante un aiuto (la richiesta di aiuto viene effettuata usando tutte (?) le lingue che si parlano lungo il corso del Danubio).

tagliare la corda

A volte ci troviamo a vivere situazioni soffocanti, siamo immersi in un insieme di rapporti sempre più opprimenti e non è semplice, agevole, liberarsi da questi asfissianti legami, anzi; sciogliere le corde che ci avvolgono è alquanto rischioso, la nostra integrità è in pericolo: rischiare ferite dolorose, laceranti o continuare a vivere legati?

P.L.

un gioco cinematografico basato sulle molteplici possibilità offerte dal montaggio (creare un treno lunghissimo, impossibile), ma anche un elogio alla lentezza, alla capacità di apprezzare il quotidiano senza farsi trascinare da velocità vorticose a senso unico.

sabato 20 febbraio 2010

memento corri

la nostra corsa è un tentativo di fuga da qualcosa o uno sforzo disperato per raggiungere qualcos'altro?
In ogni caso risulta fallimentare. Bisogna imparare ad apprezzare la corsa per quello che è, con la sua fatica e la sua finitezza, e non considerarla un mezzo.

venerdì 19 febbraio 2010

dopo acab

L'hybris: un ineliminabile peccato dell'animo umano. La tracotanza, l'orgoglio smisurato che non fa cogliere i limiti.
Navighiamo nell'oceano della vita sopra un fragile canotto con una paletta come remo, eppure pensiamo di essere in grado di catturare Moby Dick.